A Tre Fontane di Montoggio, dal 2001, per iniziativa del Centro culturale "Peppo Dachà" e del Centro studi storici alta valle Scrivia, è allestito un piccolo museo dedicato all'osteria con cucina della tradizione genovese, che è parte dell'itinerario ecomuseale dell'Alta Valle Scrivia. È la perfetta copia di un'antica osteria, completa di forni, pentolame, attrezzi d'epoca, tra cui un curioso antenato del girarrosto; è stata ricostruita nei minimi particolari in un ampio salone divenuto una sezione del Museo storico della valle Scrivia.
Il fatto singolare è che la sezione, dedicata alla produzione del cibo nell'area appenninica e alle vecchie osterie, oggi in via di estinzione, sorge in un edificio che ospita un'osteria vera, la Trattoria Rosin. Il viaggiatore può visitare il museo in concomitanza con l'orario di apertura della trattoria, perciò anche nelle ore serali, senza obbligo di consumazione. Chi lo desidera può però passare subito dalla conoscenza virtuale a quella reale del "prodotto", mettendosi comodamente a tavola e degustando i piatti della cucina tradizionale.
«Rosin (il vero nome era Luigia) nasce nel 1870 da Maria Da Chà Perasso, originaria di Pratolongo, il paese di Balilla e viene quasi subito affidata agli zii materni di Campovecchio perché la madre trova lavoro a Pegli nella famiglia di Michele Canzio, generale garibaldino che aveva partecipato alla spedizione dei Mille e aveva avuto un ruolo determinante a Bezzecca. Michele Canzio aveva sposato Teresita, figlia di Garibaldi e da lei aveva avuto una schiera di figli.
A vent'anni Rosin sposa Michele Trucco e assieme rilevano la vecchia osteria di Tre Fontane cui è annessa la rivendita di sale e tabacchi e il forno. Purtroppo la vita coniugale di Rosin, che da Michele ha avuto sei figli, viene funestata da un grave fatto di sangue. Il 3 ottobre 1906 Michele, mentre torna da Genova dove ha fatto provviste per la tabaccheria e l'osteria, viene ucciso in un agguato a scopo di rapina sulla strada di Creto. Il cavallo torna a Tre Fontane col calesse vuoto e Rosin, che attorniata dai figli sta aspettando il ritorno del marito, intuisce la disgrazia. Accompagnata dal figlio Mario di 13 anni va alla ricerca di Michele e lo trova riverso nella scarpata, ucciso da un colpo di coltello alla nuca. La storia della Cavallina storna di ripete dunque a Tre Fontane e i giornali del tempo non mancano di dare risalto alla notizia [Il secolo XIX. 6 ottobre 1906].
Rosin si rimbocca le maniche e per prima cosa fa tornare da Pegli la vecchia madre, perché l'aiuti nella conduzione dell'osteria. Maria torna dunque a Tre Fontane e porta con sé l'esperienza maturata negli anni in cui era stata cuoca in casa Canzio, a cominciare dai ravioli di Garibaldi che Teresita verrà ancora di tanto in tanto a gustare a Tre Fontane, tanto il ricordo della vecchia cuoca era rimasto vivo in lei. La trattoria della Rosin si arricchisce così delle vecchie ricette in uso nella cucina borghese della città e siccome Tre Fontane è su una linea di valico e nella vecchia osteria e nella trattoria sostano carrettieri, mulattieri, viandanti, famiglie borghesi che dalla val Bisagno raggiungono la valle Scrivia attraverso Creto: ciascuno lascia qualche idea o ricetta o prodotti di altre zone della Liguria, in modo che la produzione del cibo presso la Rosin rispecchia da una parte la cucina povera dell'entroterra genovese, dall'altro il contenuto di idee e di prodotti di origine cittadina e rivierasca.
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